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Filef Australia – Page 25
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MOSTRA FILEF

41 ANNI DI ATTIVISMO SOCIALE

BIBLIOTECA DI LEICHHARDT – FINO AL 26 MAGGIO

 

Si è aperta giovedì 18 aprile nella Biblioteca di Leichhardt, nella piazza dell’Italian Forum, la mostra multimediale dedicata a quattro decenni di attivismo sociale in Australia della FILEF, la Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie. La mostra, che rimane aperta fino al 26 maggio, copre 41 anni di attivismo nei campi dei diritti dei lavoratori e di tutti i diritti umani, nel teatro multiculturale, la riconciliazione con gli aborigeni, la promozione della lingua e cultura italiane, la protezione dell’ambiente e l’opposizione alle guerre, con manifesti, pubblicazioni, fotografie, video e documenti di archivio.

Ha inaugurato la mostra, davanti a un pubblico di oltre 150 amici e simpatizzanti, il sindaco laburista di Leichhardt Darcy Byrne. Maestro delle cerimonie Frank Panucci del comitato della FILEF. Sono intervenuti il vice console d’Italia Paolo Restuccia in rappresentanza del Console Sergio Martes assente da Sydney e la storica attivista della comunità italiana Franca Arena, che nel 1981 fu eletta nel Consiglio Legislativo del NSW e diventò la prima donna nata in Italia a entrare in un parlamento australiano, presidente fondatrice dell’Associazione Donne Italo-Australiane. Non ha potuto partecipare perché bloccato dall’influenza Paolo Totaro, autorevole sostenitore del multiculturalismo, presidente fondatore della Commissione Affari Etnici del NSW e iscritto alla FILEF. Sono stati letti messaggi di saluto del deputato Marco Fedi e del senatore Francesco Giacobbe, eletti nella circoscrizione comprendente l’Australia e impegnati in parlamento a Roma, entrambi soci della FILEF, e di Frank Barbaro, responsabile della FILEF di Adelaide e direttore del mensile Nuovo Paese.

Il programma della mostra, aperta dal lunedì al sabato fino al 26 maggio, comprende una serie di quattro eventi dedicati ad altrettante ‘pietre miliari’ nella storia dell’organizzazione in Australia, tutti con inizio alle 18:

  • martedì 30 aprile sugli anni ’70 e il tema “Conosci i tuoi diritti”, con il lancio del libro dell’accademico di Melbourne Simone Battiston Immigrants Turned Activists – Italians in 1970s Melbourne;
  • giovedì 9 maggio sul teatro multiculturale della FILEF;
  • giovedì 16 maggio su Migrants for Aboriginal Rights
  • e giovedì 23 maggio sulla promozione dell’italiano nelle scuole e il programma per bambini VacanzaScuola.

Tutti gli eventi sono gratuiti.

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FILEF 40 anni in Australia

Filef 1972-2012
40 anni di campagne per i lavoratori e i diritti umani
In occasione del suo 40esimo anniversario la Filef di Sydney ha organizzato una mostra multimediale e una tavola rotonda al municipio di Leichhardt e una cena all’Associazione Napoletana.

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Qui sotto si può vedere il volantino con il programma della giornata.

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Scarica lo speciale pubblicato su La Fiamma dedicato ai primi 40 anni di attività della Filef in Australia.

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Bruno Di Biase

La FILEF, Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie, è l’organizzazione che ho servito con passione, come segretario per 15 anni, dal 1974 al 1989 e anche come direttore di Nuovo Paese a più riprese tra la metà degli anni ’80 e i primi anni ’90, prima di dedicarmi con più energie all’attività accademica.

Gli elementi di ispirazione e le motivazioni ideali che mi muovevano a parteciparvi in prima persona erano proprio quel “lavoratori emigrati e famiglie”, tre termini che facevano presa sulla mia coscienza di emigrato in Australia nel 1970, già reduce, a meno di trent’anni, di due precedenti emigrazioni in Venezuela (9 anni) e in Inghilterra (due anni). Frequentavo in quei primi anni 70 le università di Macquarie e di Sydney e tra i libri che mi avevano maggiormente colpito c’era proprio quel Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, fondatore di questa organizzazione, laica e progressista, che offriva un punto di riferimento organizzativo, ovunque vi fossero, appunto, ‘lavoratori emigrati e famiglie’ per dare una voce, una struttura comune, a quelle aspirazioni, a quegli interessi e ‘rivendicazioni’ che nessuno di noi, individualmente, avrebbe potuto perseguire.

E il segreto del successo di questa organizzazione sta proprio nella forte identificazione e attaccamento ai valori fondamentalmente ‘umani’, centrati da quei tre concetti dell’organizzazione: lavoratori emigrati e famiglie. La cornice ‘italiana’ anch’essa grande motivo di richiamo alle proprie radici, dava la possibilità di lavorare insieme in un ambiente culturale e di lingua in cui potersi esprimere appieno, al riparo dalla discriminazione, in cui si poteva veramente elaborare idee, programmi, iniziative di respiro sia immediato che di portata più ampia e più a lungo termine.

Su questa base è stato possibile dare un contributo sia alla nostra collettività che alla comunità Australiana più in generale. La FILEF può essere orgogliosa di aver dato un contribuito di rilievo e visibile alla nascita e crescita del concetto e la pratica del multiculturalismo in Australia quale risposta alle situazioni di discriminazione o semplice incomprensione sperimentata da tanti immigrati.

Più nello specifico la FILEF ha:

  • aperto e mantenuto un rapporto positivo con il mondo del lavoro australiano, specialmente i sindacati, spesso all’unisono con altre organizzazioni di immigrati;
  • sensibilizzato il mondo della Scuola con una campagna di anni, andando a parlare con presidi di scuola insieme ai genitori, ma anche con il prete della parrocchia per far presenti le esigenze e aspirazioni dei genitori per l’introduzione delle lingue degli immigrati nella scuola.
  •  La FILEF generò anche un proprio contributo di pubblicazioni, materiali per l’insegnamento, materiali per la formazione degli insegnanti, fino a creare nei primi anni 90 Vacanzascuola, un programma di immersione nell’italiano che ancora si svolge in periodi di vacanza scolastica.
  •  per i diritti culturali e sociali, di libertà di espressione della comunità fornendo sempre un nucleo organizzativo per i cortei di protesta o di celebrazione come il May Day, le marce per i diritti degli Aborigeni, delle donne e qualsiasi altro settore svantaggiato nella società.
  •  Questo lavoro si faceva anche organizzando, spesso con sacrificio, l’uscita periodica di Nuovo Paese ma anche, per esempio, la nostra musica popolare, attraverso il gruppo Bella Ciao, il teatro come mezzo di espressione e riflessione, mostre e feste popolari, dibattiti su questioni di lesa umanità o leso ambiente.

Tutto ciò non sarebbe stato mai possibile senza l’apporto generoso di tanti, senza la creazione e lo sviluppo di rapporti con strutture che lavorano nel sociale come per esempio supportando il lavoro dei patronati per i diritti dei pensionati, ma anche sviluppando rapporti positivi con organizzazioni spesso più forti e più generali come le strutture sindacali, politiche e amministrative della società Australiana.

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Claudio Marcello

GRAZIE FILEF…

Ho conosciuto la Filef nel lontano 1975, se ben mi ricordo, attraverso Francesco Raco, in un periodo difficile della mia vita. Avevo lasciato la compagnia italiana in cui lavoravo come giovane dirigente e aspettavo di essere assunto a La Fiamma, appena comprata da interessi italiani. Un’assunzione che non arrivava, ed io ero passato dal comodo stipendio di dirigente al sussidio di disoccupazione.

Per cercare di fare qualcosa di utile, collaboravo con Franca Arena in un programma radio agli albori della 2EA (ora SBS), con la rubrica “Musica di casa nostra”, a fianco del detto Francesco, che come al solito esprimeva i suoi punti di vista politici, cioè diceva “cose di sinistra”. Per me, dopo 8 anni in Australia, proprio quando soffrivo un po’ come disoccupato, era la prima volta che sentivo punti di vista di sinistra in chiave italiana. Prima avevo ben pochi contatti con la comunità italiana (a parte i colleghi di ufficio) ed ero più coinvolto con il movimento pacifista locale (contro la guerra in Vietnam) e con la cosiddetta “società alternativa” degli anni ’70.

La connection con la Filef è stata subito importante quando ho cominciato da ‘apprendista giornalista’ a La Fiamma: Pierina e Edoardo mi passavano ritagli di giornale per aiutarmi nei pezzi complicati che mi davano da fare, e la mia pagina settimanale “I nostri figli e la scuola” utilizzava materiale e faceva da sostegno alla campagna della Filef, guidata da Bruno Di Biase, per introdurre lo studio dell’italiano nel curriculum delle scuole elementari, in alternativa alle ‘scuole del sabato’ gestite dal Coasit.

Da allora sono passati molti anni, e posso solo dire che l’impegno con la Filef ha dato ragioni di più alla mia vita in Australia, è servito a chiarirmi le idee e a tenermi aggiornato sulle questioni cruciali della società, ed è servito a collegarmi con il movimento progressista in Australia.

Infine una considerazione personale più che politica, non meno importante. Dopo ben 45 anni in Australia posso dire che le mie migliori amicizie, quelle vere in cui puoi essere sempre te stesso, fidarti veramente e trovare sostegno quando ne hai bisogno, sono persone –magari poche, ma buone – conosciute attraverso la Filef nel corso degli anni.

In due parole: GRAZIE FILEF

Claudio Marcello

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Francesco Giacobbe

La FILEF è stata la mia prima tappa quando sono arrivato in Australia nel 1980 e vorrei condividere alcuni dei miei ricordi in termini di coinvolgimento, impegno e conquiste.

Dato il mio precedente coinvolgimento con la sinistra della politica italiana, appena deciso di venire in Australia, sono andato direttamente dalla persona incaricata della sezione immigrazione del Partito Comunista Italiano: Giuliano Paietta. Ed è stato l’inizio di una lunga relazione. Mi ha intrattenuto per oltre due ore per parlarmi della FILEF, sia in Australia che in Italia, di Nuovo Paese e delle varie persone coinvolte nell’organizzazione in Australia e in Italia.

Sono arrivato in Australia nel 1980 e il giorno dopo sono andato a trovare Pierina Pirisi e Edoardo Burani che erano stati già informati da Giuliano del mio arrivo. L’ufficio al 423 di Parramatta Road era un luogo di lavoro intenso e continuo: Nuovo Paese, il Patronato INCA: un ‘serbatoio di idee’ lo potremmo chiamare, sui diritti degli immigrati, sull’insegnamento dell’italiano, per citarne alcuni. Vi trovai un ambiente molto caloroso. Mi sono coinvolto subito, ho fatto la mia piccola parte nella stesura di Nuovo Paese e ho potuto acquistare una comprensione molto migliore delle battaglie e delle campagne della FILEF.

Anche quando sono tornato in Italia, ho continuato la mia collaborazione con la FILEF e con Nuovo Paese. Ho partecipato a molti congressi e conferenze sugli immigrati in Italia e Nuovo Paese pubblicò diversi contributi che mandavo, fra cui un lungo articolo sulla prima Conferenza sulle migrazioni della Regione Sicilia nel luglio 1982.

Tornato in Australia, ho partecipato a tutti gli aspetti delle attività della FILEF. Nuovo Paese, la sezione del PCI, il dibattito sull’insegnamento dell’italiano, l’assistenza ai pensionati. Tuttavia la maggior parte del mio impegno è andato alla politica del pensionamento.

La mia esperienza con la FILEF è stata l’ispirazione per le mie successive scelte di vita in Australia. Mi resi conto che non era troppo tardi per tornare all’Università. Volevo vivere in Australia come parte integrante della società e data la mia mancanza di qualifiche professionali, la laurea universitaria fu un fattore determinante.

Le varie battaglie della FILEF e di Nuovo Paese mi hanno anche insegnato che l’unica maniera di fare differenza nel Paese che ci ospita è di operare nel pieno della società. Se vogliamo difendere i diritti dei lavoratori dobbiamo coinvolgerci con i sindacati australiani. Se vogliamo contribuire a un ambiente più pulito dobbiamo sostenere le azioni di organizzazioni australiane ben stabilite. Se vogliamo assicurare che i nostri figli e nipoti parlino italiano, dobbiamo insistere nel promuovere l’insegnamento dell’italiano in scuole e università, pubbliche e private.

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Francesco Raco

Una famiglia chiamata Filef (primo capitolo)

Il più anziano associato alla Filef di Sydney, fino a prova contraria, è Pietro Schirru ancora residente e attivo a Sydney. L’unica che potrebbe strappargli l’ambito primato è Pierina Pirisi che però da alcuni anni è tornata a vivere in Italia rappresentando sempre per noi tutti un solidissimo punto di riferimento.

Io, Francesco Raco, sono molto orgoglioso della mia prima tessera Filef risalente al 1975.

Ero arrivato in Australia per sposarmi con la ragazza di Sydney che avevo conosciuto qualche anno prima. Assalito subito da quel senso di “mancanza” che ancora sento attanaglia chi arriva dall’Italia cercai subito una organizzazione italiana politicizzata e di sinistra dove poter dare una mano. Credo sia stata proprio Franca Arena che, per una incredibile coincidenza, era stata la celebrante civile del mio matrimonio ad indicarmi la Filef e il Patronato Inca che allora coabitavano, a Leichhardt sulla Parramatta rd. Lì incontrai Pierina, questa giovane, minuta donna concentrato esplosivo di umanità, passione e altruismo.

Ricordo che la situazione in termini di risorse umane era molto difficile oltre a Pierina c’era Nick Vescio che si occupava più che altro di Patronato, poi Nick Di Franco, Anna, Mario Abbiezzi. Ma quasi tutto il carico amministrativo, politico e sindacale pesava sulle spalle di Pierina. Fu una grande fortuna che alla Radio 2EA dove fui chiamato da Franca Arena a presentare una rubrica (nel suo programma bisettimanale) che lei decise di chiamare “Punti di vista di Franco Raco” conobbi Claudio Marcello  che, nello stesso programma, si occupava mirabilmente di musica popolare e folklorstica, c’era anche Tony Palumbo già espertissimo di sport. Parlai a Claudio della Filef e del bisogno che c’era di dare una mano fattivamente e con mia grande sorpresa, data la sua natura libera e libertaria, accettò subito.

Non ricordo invece in che occasione incontrai Bruno Di Biase (spero che se lo ricordi lui e che ne voglia scrivere su questo blog)   fatto sta che anche Bruno accettò senza problemi il mio invito e cosi la Filef trovò due delle persone che sono state e continuano ad essere fondamentali nella vita della nostra Associazione. Delle attività svolte durante quel mio breve soggiorno iniziale ricordo l’impegno di Pierina con i sindacati e quello di Vescio con il Patronato. Mi sembra che una volta a settimana andava anche a Wollongong. In quei primi mesi del 1976 ebbi occasione di incontrare e collaborare con Giuliano Pajetta e occasionalmente con Ignazio Salemi entrambi funzionari del PCI che a quel tempo coordinava l’operato della Filef Australia che comunque si identificava nella più vasta area delle forze progressiste e infatti al suo interno convivevano comunisti, socialisti,  libertari e più avanti verdi.

Una scena che ricordo molto vividamente è quella di Nick Di Franco alla guida di una vecchia  Fiat con degli altoparlanti montati sul tettino e io al microfono che girando per le strade di Leichhardt invitavo gli italiani a venire all’incontro con Giuliano Pajetta nella sala del municipio. Ancora oggi mi domando chissa cosa pensavano i non italiani di quella situazione surreale.

Ma c’è un avvenimento che resta uno dei ricordi più felici della mia vita, la messa in scena in occasione del 25 aprile 1976 di uno spettacolino teatrale completamente auto gestito “Il cinesino e il drago”. Una simpatica ma non innocente storia-parabola dove un piccolo cinesino armato di un piccolissimo coltello riusciva, (là dove avevano fallito poderosi e armatissimi cavalieri), ad uccidere un terribile drago, facendosi inghiottire e aprendogli la pancia dall’internoSono  sicurissimo che anche per “il cinesino”  Agostino Marcello all’epoca di 5/6 anni  il ricordo sia altrettanto felice e indelebile.

Partii il 1 Maggio 1976 dopo la delusione cocentissima della sconfitta elettorale dei laburisti di Gough whitlam in seguito a quello che ancora oggi viene ricordato come “colpo di stato bianco”. La Filef si era impegnata anima e corpo nella campagna elettorale contro Fraser.

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Pietro Schirru

Lo dico solo per la cronaca: credo di essere l’unico sopravissuto di coloro che, nel 1972, iniziarono a Sydney l’attività della Filef. Ho l’onore di essere titolare della tessera numero 1.

Ignazio Salemi, inviato in Australia per istituire la Filef anche nel nostro Paese, era già stato a Melbourne. Ma quando decise di verificare la situazione a Sydney, venne a trovarmi accompagato da un vecchio caro compagno, Salvatore Palazzolo, che aveva già stabilito contatti con l’Italia attraverso il Patronato Inca. Grazie a Palazzolo prendemmo contatto con alcuni altri compagni. Nicola Vescio che mandava avanti il Patronato e Mario Abiezzi che aveva il Caffè Garibaldi nella zona di Darlinghurst.

La Filef a Sydney nacque cosi, con quel passaparola, giovandosi soprattutto dei contatti del Patronato Inca-Cgil con la nostra comunità che, in comune, avevano due soli elementi: la lingua italiana, pur nei suoi molti dialetti, e l’appartenenza ideologica all’area della sinistra italiana. Noi primi aderenti alla Filef, agli occhi di certe istituzioni italiane e anche di molti individui eravamo però i portatori di un “peccato originale”: quello di essere dei comunisti.

Furono i primi anni i migliori, secondo il mio punto di vista, della Filef. Si presero contatti con i sindacati australiani che accettarono di diffondere il periodico della Filef “Nuovo Paese”, soprattutto in quei posti di lavoro dove vi era una consistente presenza di lavoratori italiani.  Fu l’elemento fondamentale con il quale molti italiani si iscrissero ai sindacati, spesso scoprendo solo allora di essere stati per anni sottopagati rispetto ai minimi salariali di categoria. Furono gli anni durante i quali si avviò un’azione di lotta con forte determinazione per convincere le istituzioni australiane (governative e scolastiche) ad inserire corsi d’italiano nei curriculum scolastici australiani. E la Filef riuscì nell’intento.

Vorrei ricordare alcune persone che concorsero in maniera determinante a far si che gli italiani e la lingua italiana conquistassero quella dignità e quella libertà, che se oggi ci sembrano assicurati, allora ci erano negati. Pierina Pirisi, una minuta ragazza sarda che aveva la forza e la consapevolezza che solo con la lotta si potevano raggiungere i processi evolutivi di una comunità di emigrati. Bruno Di Biase, primo segretario della Filef a Sydney e ora accademico e linguista. Ricordo Franca Arena, donna decisa e determinata, preparata politicamente, di un attivismo straordinario, vera pietra miliare di quella Radio 2EA, dalla quale si generò anni dopo l’SBS.

La Filef è nata così in Australia nel 1972 e a suggello dei suoi primi quarant’anni sono sicuro che continuerà a operare in quello spirito.

Concludo ricordando una frase di Carlo Levi fondatore della Filef nel lontano 1967:

“Con questi pensieri, con questi sentimenti, con queste certezze che sono la realtà nuova e vivente dell’emigrazione, ci mettiamo oggi, tutti insieme, fraternamente al lavoro”.

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Pierina Pirisi e Edoardo Burani

Non basterebbero poche frasi per narrare l’esperienza vissuta in Australia nell’organizzazione che ci ha dato l’occasione di vivere un’esperienza che rappresenta un punto di riferimento costante nel nostro impegno sociale e politico di oggi.

Prima dell’esperienza FILEF in Australia avevo avuto una breve esperienza come attivista sindacale (CISL) in un’azienda di abbigliamento di circa 200 dipendenti, Pierina non aveva alcuna esperienza politica in Italia, in Australia aveva fatto qualche attività nel Communist Party of Australia. La vera formazione politica è avvenuta alla FILEF. E’ doveroso dire che la storia, oramai così la possiamo definire, in FILEF da noi vissuta è stata possibile grazie al grande scambio umano intercorso con i compagni e le compagne del gruppo dirigente di quegli anni (1972-1984) e non solo con il gruppo più attivo ma anche con il resto dei membri dell’organizzazione con cui c’era rapporto. I contrasti ci sono stati ma la forza dei rapporti ha sempre consentito di superarli.

Esperienza pura e senza interessi di altro genere se non quella di costruire un cambiamento concreto nella società che ci trovavamo ad attraversare, a partire da noi, perché fosse una società a misura dei lavoratori immigrati, e quindi di tutti, e non solo dei ricchi e dei potenti.

Rientrati in Italia ci siamo impegnati per alcuni anni nel PCI, in Rifondazione, poi nel sindacato in particolare nelle rappresentanze sindacali nei nostri luoghi di lavoro, nella pubblicazione di un settimanale indipendente distribuito per 12 anni davanti ai cancelli del mio posto di lavoro. Ora stiamo provando l’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS).

Possiamo dire senza timore di sbagliare che l’esperienza in FILEF, rispetto a quelle successive in Italia, è stata sicuramente la più completa dal punto di vista umano e politico. Per questo è con viva emozione e trasporto che ringraziamo per l’occasione che ci avete dato di inviare queste righe, e vi salutiamo con le parole di Claudio Napoleoni: “cercate ancora”.