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Unemployment – Filef Australia
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Nuovo Paese luglio 2020 July 2020

NP luglio 2020/July 2020

EDITORIALE

Sicurezza e non sofferenza per i senza lavoro

Se c’è qualcosa di positivo nel bilancio delle vittime e dei disordini causati dalla pandemia, è che questa ha dimostrato che i disoccupati sono vittime di fattori fuori dal loro controllo.
Il sostegno finanziario fornito dai governi a coloro che hanno perso il lavoro a causa di COVID-19 riconosce la responsabilità collettiva per i disoccupati.
Il fenomeno della disoccupazione, nato con la rivoluzione industriale, ha visto regolarmente la stigmatizzazione di coloro che erano senza lavoro.
Tuttavia, è insolito, se non innaturale e malsano, che una persona desideri di essere inattiva, improduttiva, dipendente o isolata.
Che il lavoro ci sia per chi vuole lavorare è un luogo comune ma, a pensarci meglio, è intrinseco che una persona disperata farebbe qualsiasi lavoro.
Questo maschera le tensioni insite nella natura stessa del lavoro, a partire dal rapporto storico tra dipendente e datore, per cui, spesso, lavori di alto livello e gratificanti ottengono buoni salari e condizioni, a discapito di quelli di basso livello.
Le economie mature hanno ulteriormente degradato i posti di lavoro di basso livello con la casualità, motivo per cui la raccolta di prodotti e servizi (come nel settore alberghiero e in quello dell’assistenza) dipende fortemente da visitatori stranieri disperati che lavorano ai limiti della legalità.
La disoccupazione è destinata a salire non solo per colpa della pandemia, ma anche per l’impiego dei computer e dell’intelligenza artificiale, il cui impatto su vasta scala ricorderà la scomparsa dei lavori agricoli causati dall’industrializzazione.
Le attuali misure in favore di coloro che hanno perso il lavoro devono continuare: il “jobseeker pandemic payment” deve diventare la norma.
I fondi sono disponibili e la società non può permettersi di non farlo, perché l’esistenza umana non può essere una sofferenza.
Le risposte a lungo termine devono includere una valutazione adeguata di tutto il lavoro e un buon inizio potrebbe essere la professionalizzazione dell’assistenza ai bambini e agli anziani, come si è già fatto con i servizi di insegnamento, assistenza infermieristica e di emergenza.

 

EDITORIAL

Safety not sufferance for the jobless

If there is a positive in the pandemic’s death toll and disruption, it is that it has shown that the unemployed are casualties of factors out of their control.
The financial support given by governments to those who lost their job because of COVID-19 acknowledges the collective responsibility to the jobless.
The phenomenon of unemployment that emerged with the industrial revolution has regularly seen the stigmatization of those out of work.
However, it is unusual, if not unnatural and unhealthy, for a person to want to be inactive, unproductive, dependent or an isolate.
A common accusation is that there is work available if people want it but, if examined, its inherent suggestion is that a person would do the work if desperate.
This masks tensions in the nature of work, from the historical relationship between employee and employer, which in part is the reason why, often, high status and rewarding jobs get good pay and conditions and low status jobs don’t.
Mature economies have further degraded low status jobs with casualisation, which is why picking produce and serving (as in hospitality and in care industries) are heavily dependent on desperate overseas visitors who have legal work limits.
Unemployment is set to rise and not all will be from the pandemic but due to computers and artificial intelligence whose impact in scale will be similar to the disappearance of agricultural jobs from industrialisation.
The current care for those who have lost their jobs must continue with the jobseeker pandemic payment becoming the standard.
The funds are available and society cannot afford not to, because human existence must not be a sufferance.
Long-term answers must include a proper valuing of all work and a start could be the professionalization of child and aged care, as was done with teaching, nursing and emergency services.