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Nuovopaese 2017

Nuovo Paese – Numero di luglio 2017

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NP luglio 17

L’EDITORIALE DI LUGLIO

Dopo l’alternanza, l’alternativa

Sembra che in Occidente si stia per esaurire la democrazia parlamentare forgiata dall’età industriale, che si dimostra sempre più incapace di gestire le politiche sociali ed economiche e di affrontare il problema dell’inquinamento, che è una parte del costo dell’industrializzazione ancora da
pagare.
Bisogna ricordare che l’età industriale è stata segnata da un lungo boom economico, nonostante le frequenti
oscillazioni, sostenuto dai proventi del colonialismo, dalla ricostruzione dopo due guerre mondiali, dall’impulso
consumistico. Tale boom era reso possibile dallo sfruttamento della classe operaia che, con le sue finora
corpose organizzazioni, era riuscita a moderare gli aspetti più brutali del capitale.
Oggi esiste una sindrome comune tra i governi occidentali, cioè l’incapacità di affrontare le difficoltà oggettive
della gente attraverso il rispetto dei diritti previsti dalle varie convenzioni internazionali e dalle Costituzioni più attrezzate e sensibili, come i diritti al cibo, all’acqua, alla casa e al lavoro, tanto per citare i più basilari.
Paradossalmente, il raggiungimento dell’apice della ricchezza, della produttività e della tecnologia, coincide,
anche nei paesi ricchi, con il ritorno a livelli di povertà, miseria e abbandono che sembravano estinti.
Le risposte che venivano dalle dinamiche parlamentari fra forze diverse collocate al governo o all’opposizione
non sembrano convincere gli elettori, che percepiscono sempre meno differenze fra le varie forze politiche
convenzionali . Perde fascino l’alternanza al governo fra partiti convenzionali o coalizioni di partiti, prende quota
la richiesta di alternativa, che si tratti di un Trump o di un Corbyn.
Le alternative sono possibili, ma non passano attraverso i sistemi distruttivi imposti dal capitale, che sta
trasformando i rapporti sociali ed economici, ma attraverso investimenti su progetti e servizi infrastrutturali legati ai diritti e ai bisogni della gente, e non all’esigenza del capitale di trovare occasioni di investimento sicure.

After alternating, the alternative

It seems that the effectiveness of Western parliamentary democracy, forged from the
industrial age, is waning as shown by its inability to manage social and economic
policies and addressing environmental pollution whose cost industrialization still
has to pay.
It must be remembered that the industrial age was marked by a long economic boom,
despite the frequent oscillations, supported by colonial income, the reconstruction after
two world wars, consumer demand and the exploitation of workers who through their organizations so far, had managed to moderate some of capital’s brutal aspects.
The common thread among Western governments is their failure to address people’s objective difficulties and ensure rights agreed in international conventions and in the better and fairer Constitutions, such as rights to food, water, home and work, to name the most basic.
Paradoxically, despite achieving increasing wealth, productivity, and technology even rich countries are seeing a return to a poverty, misery and abandonment that seemed to have been extinguished.
Responses from oppositional parliamentary dynamics do not seem to persuade voters, who perceive less and less differences between the various conventional political forces and instead of alternating between
conventional parties or party coalitions, are increasingly attracted to alternatives, whether they be a Trump or a Corbyn.
Alternatives are possible, but not those imposed by capital’s disruptive measures that are transforming social and economic relations. The current push is for infrastructure spending but it must be on projects and services related to people’s rights and needs, and not to capital’s need for safe and guaranteed investment opportunities.

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Nuovo Paese – Numero di aprile 2017

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NP aprile 17

L’EDITORIALE DI APRILE

Terrorismo omicida

Qualsiasi uccisione di esseri umani da parte di altri esseri umani è un abominevole atto di terrore.
Tuttavia, abbiamo creato una cultura globale sul terrore che è pericolosamente divaricata.
Per esempio, una persona che usa un’automobile e un coltello per uccidere quattro altre persone, ed è quindi a sua
volta uccisa, porta l’attenzione del mondo intero sulla grande Londra, e al blocco della città.
Allo stesso tempo, migliaia di bombardamenti, che uccidono grazie ai mezzi tecnologicamente avanzati di cui dispongono i paesi coinvolti, passano largamente inosservati e suscitano ben poca emozione.
Perché un attentatore solitario, forse affetto da problemi psichici, suscita una paura così profonda e diffusa da
scuotere momentaneamente la routine e il comfort della vita nel mondo occidentale?
Ma sopratutto, perché questa esperienza non sembra porti ad un senso di empatia verso le persone che subiscono, o
fuggono da, situazioni di morte e di distruzione organizzata?
Viceversa, si rafforzano i confini, economici e politici, sull’onda di un aumento dell’intolleranza, mentre in
paesi lontani l’aggressione è il solo mezzo utilizzato per la risoluzione dei conflitti, spesso in spregio alle leggi
internazionali.
La politica interna dei capi di governo in Occidente è tutta concentrata sui temi della sicurezza pubblica, mentre la sfida storica più grande che si trovano a fronteggiare è in realtà quella sull’insicurezza economica, se non la miseria, che colpisce un numero crescente di cittadini.
Davanti agli attacchi terroristici, i capi di governo promettono di mantenere la democrazia, che sta mostrando segni di debolezza, e di proteggere lo stile di vita occidentale che, stranamente però, più che dal terrorismo, è minacciato dalla sua intrinseca insostenibilità economica e ambientale.

Terror killings

Any and every killing of humans by humans is an abhorrent act of terror.
However, we have created a global culture about killing that is dangerously detached.
For example, a person using a car and knife to kill four others, and lead to his
shooting, brings great London to the world’s attention, and to a halt.
Meanwhile, thousands of bombing missions, the killing favoured by technologically advanced governments, go
largely unanalysed and unfelt.
How is it that a lone and most likely deranged person strikes such profound and widespread fear that momentarily
shocks the comfort of routine Western life?
And yet this experience does not appear to provide a basis for empathy to the many subjected to, or fleeing, organised death and destruction.
Instead borders, economic and political, are being tightened as intolerance heightens and in far away places military
aggression is de rigueur for conflict resolution often with disregard to
international law.
At home government heads strenuously stand in defence of public safety at a time when Western governments’ biggest
historical challenge is the economic insecurity and misery faced by increasing numbers of their citizens.
They vow to uphold their democracies, that are showing signs of frailty, and to protect their way of life, which
strangely enough is threatened by its inherent economic and environmental unsustainability.