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nuovo paese 2017 – Filef Australia
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Nuovo Paese Nuovopaese 2017

Nuovo Paese Agosto/August 2017

EDITORIALE

La vera guerra globale

Nella sua relazione del 18 luglio scorso, il primo ministro australiano Malcolm Turnbull, mentre annunciava e giustificava la creazione di un superministero dell’Interno per la lotta al terrorismo, ha rivelato un dato interessante sulla riunione del G20 del 7-8 luglio ad Amburgo. In quell’incontro, per i rappresentanti dei paesi più industrializzati, la questione terrorismo ha messo in ombra le solite discussioni sui temi economici.
La cosa non sorprende, è solo il sintomo dell’assenza della capacità/volontà da parte dei governi di intervenire sull’altra guerra non dichiarata, quella fra paesi “amici” per conquistare i mercati  e scaricare sugli altri i costi sociali e ambientali di un’economia globale che procede incurante delle crescenti diseguaglianze, rese ancora più profonde dallo smantellamento e dalla svendita delle imprese di stato e delle strutture pubbliche.
Tutti vogliono aumentare la propria produttività e vendere i loro prodotti agli altri. I paesi di vecchia industrializzazione sono assediati dai cosidetti paesi emergenti e si presentano come vittime, pur avendo usufruito per secoli, e continuando ad usufruire, dello sfruttamento dei paesi più deboli.
La guerra contro il terrorismo sarà utile fino a un certo punto per evitare di affrontare le conseguenze della guerra spietata per il mercato globale , che in fondo è alle base delle attuali problematiche sociali, economiche e ambientali.

EDITORIAL

The real global war

In announcing and justifying on 18 July the creation of a super-ministry of Home Affairs to fight terrorism, Australian Prime Minister Malcolm Turnbull revealed an interesting piece of information on the G20 meeting of 7-8 July in Hamburg. He said that at the meeting of representatives of the most industrialized countries the terrorism issue overshadowed the usual discussions on economic issues. This is not surprising and demonstrates the lack of governments’ ability and willingness to intervene on the other undeclared war – the one between “friends”. Each of those countries is out to win in trade wars that offload on others the social and environmental costs of a global economy careless of the growing inequalities, made even deeper by the dismantling and sale of state-owned enterprises and public facilities. Everyone wants to increase their productivity and sell their products to others. Established industrialised countries are besieged by the so-called emerging economies and consider themselves victims, even though they have benefited for centuries, and continue to benefit, from the exploitation of, what was once referred to as, the Third World. The war on terrorism will have limited use in avoiding tackling the consequences of the ruthless war for global markets, which is at the core of current social, economic and environmental issues.

NP lagosto 17

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Nuovo Paese Marzo 2017

NUOVO PAESE – March edition
EDITORIALE/editorial (english follows)
La ricchezza umana
Karl Marx non poteva immaginare lo sviluppo, utilizzo e conseguenze della tecnologia informatica anche se la
sua profonda e sensata analisi della natura del capitale e le vie dello sfruttamento applicato dai potenti su altri esseri umani rimane illuminante.
Tutt’ora ci aiuta a capire sia il cattivo potenziale della concentrazione della ricchezza che il suo efficace intreccio con la capacità umana per crudeltà.
Però, l’alienazione subita dai lavoratori che Marx aveva identificato, come risultato dalla progressiva distanza dall’individuo dalla sua indipendenza di pensiero e azione e dalla sua identità centrale come individuo sociale, rischia di presentare nuovi e più potente ostacoli nella lunga marcia dell’emancipazione umana.
Non soltanto aumenta lo distacco dall’individuo dai mezzi necessarie per procurarsi gli elementi essenziali per la sopravvivenza (il quale esempi chiave sono la precarietà del lavoro e la disoccupazione) ma si rischia uno stile di vita che offre meno occasione di aggregazione.
E, come Marx notava, è più probabile che l’individuo è il prodotto della sua ambiente che il risultato di una cosciente scelta di come vorrebbe essere.
La facilità che offre l’internet e social media presenta un prospettivo pericoloso se condiziona l’individuo di essere sempre meno capace o disponibili alle rapporti di faccia a faccia che sono sempre più indispensabile per quelle dinamicità sociale in grado di misurare le scelte per il bene comune.
Uno di questo bene comune molto contestato è l’espropriazione dell’individuo dalla considerevole ricchezza, produttività e tecnologia che non è state mai così abbondante e che è il risultato di un’accumulazione e evoluzione collettivo.
Cioè, la ricchezza di Bill Gates e Mark Zuckerberg, come tutti gli altri ricconi in altri settori, si è costruita sulle spalle di altri innovatori precedente e lo sforzo di lavoratori che oggi servano di meno, e fra poco di niente, per lavori tradizionale delle economie agricole e industriale.
Questo dovrebbe aprire una nuova stagione di libertà per l’essere umano cominciando con il reddito di cittadinanza, invece dell’attuale diffusa precarietà e angosce.

EDITORIAL

Human wealth
Karl Marx could not have imagined the development, use and impact of information technology even though his deep and meaningful analysis of the nature of capital and the exploitative ways of the powerful over others remains illuminating.
It still helps us to understand both the negative potential of wealth concentration and its effective coupling with human capacity for cruelty.
However, the alienation suffered by workers that Marx identified as the result of detachment from independent thought and action and from the individual’s core social identity, is likely to be compounded by new and more powerful obstacles towards progressive human emancipation.
This includes increasing difficulties in accessing resources essential for survival (job insecurity and unemployment are part of this) and lifestyles that offer less chance for people coming together.
As Marx noted, it is more likely that individuals are a result of their environment than of how they may want to be.
The facility and promise of the Internet and social media hold a risk if the individual becomes less able or available for face-to-face relationships that are increasingly essential for the social dynamisms that can assess choices for their good common.
A contentious common good is the fair sharing and use of the unprecedented collective wealth, productivity and technology from accumulative and evolving processes.
The ultra wealth of people like Bill Gates and Mark Zuckerberg has been built on the shoulders of previous innovators and workers, who are needed in less numbers, if at all, in traditional agricultural and industrial economies.

This should open a new era of freedom for the human beings, starting with a guaranteed basic income for all, instead of the widespread insecurity and anguish.

NP marzo 17

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Nuovo Paese – il numero di gen_feb 17

NUOVO PAESE – il mese di gen_feb 17

Tra finto e falso (English version follows) 

Non sappiamo fino a quando come NP riusciremo a continuare con questa impresa di informazione e di opinione – ma sopratutto politico-sociale – non per mancanza di impegno o convinzione, ma per questione di costi.

In un’epoca e in una cultura fortemente globalizzate e conformiste, la presenza di voci rigorosamente indipendenti, insieme all’espressione delle varie componenti sociali, è indispensabile per controbilanciare le pratiche pervasive di un’informazione che tratta le grandi questioni che riguardano l’umanità come  se fossero questioni di pubbliche relazioni o, addirittura, sotto forma di  “bufale”.

Dobbiamo riconquistare la tutela di ciò che è esssenziale per una vita dignitosa e per la sopravvivenza della Terra come pianeta ospitale per tutte le forme di vita. Non bisogna lasciare che conquiste fondamentali ottenute dalle lotte durante la rivoluzione industriale si dissolvano nel gran mare della disuguaglianza, che è il processo sociale ed economico che si sta globalizzando più efficacemente rispetto a tutti gli altri.

Questo cammino umano è reso ancor più difficile dalla diffusione di notizie false, come quelle utilizzate per far la guerra contro l’Irak o per vantare i mitologici benefici di un’economia privatizzata.

Non c’è da meravigliarsi del disorientamento e della disgregazione dell’unità politica che si sta verificando sopratutto in Occidente, un’area  che a partire dal secondo dopoguerra sembrava aver omogeneizzato la sua cultura e – per dirla in termini gramsciani – diffuso la sua egemonia a livello globale.

Un esempio lampante di questa situazione è la recente accusa americana alla Russia di aver interferito nelle elezioni americane vinte da Trump attraverso la diffusione di informazioni false.

Non una battuta, ma un’accusa diretta e chiara, priva di qualunque senso dell’ironia, considerata la lunga storia di interferenza americana, diretta e indiretta, in parecchi paesi sovrani. Senza considerare il fatto che gli USA negli ultimi anni hanno perfezionato le tecniche di “cambiamento di regime” così bene, che i tempi in cui si faceva tutto attraverso lo spionaggio, per evitare accuse di operare contro le convenzioni internazionali, sono lontani.

Oggi bastano notizie finte o false, diffuse strategicamente, per giustificare quello che una volta non era giustificabile.

Between fake and false

We don’t know for how long as NP we can continue with this enterprise of information and opinion – but above all political and social. However, this will depend on costs and not on lack of effort or belief.

The presence of independent voices are essential to counter the public relations and spin that are used to mediate humanity’s big issues within a highly globalized and conformist culture.

We must safeguard what is basic to a decent life and for the survival of Earth as a planet hospitable for its life forms. We must also avoid that the fundamental rights from industrial revolution struggles dissolve in the sea of inequality – the social and economic phenomenon that is being globalized more effectively than any other.

Human progress is being made even more difficult by the spread of false information, such as that used for arguing war against Iraq or to boast the mythological benefits of a privatized economy.

It is therefore no surprise the disorientation and disi
ntegration of political unity that is occurring particularly in the West that since WWll seemed to homogenize its culture; or put in Gramscian terms, achieve global hegemony.

A striking example is the recent US claim that Russia interfered in the election won by Trump through the dissemination of false information.

The claim was made without any sense of irony, given the long US history of interference, direct and indirect, in several sovereign countries.

It also ignored that the US in recent years have perfected “regime change” so well that the days of espionage and covert operations, to avoid accusations of acting against the international conventions, are history.

Today, fake or false news, spread strategically, can justify what was once unjustifiable.

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