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EDITORIALE NUOVO PAESE – settembre – Filef Australia
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EDITORIALE NUOVO PAESE – settembre

Crescono i bisogni ma non l’economia

Continuano le preoccupazioni per la crescita globale, alimentate ancora una volta dalla volatilità delle borse – da Wall Street, all’Europa a quelle asiatiche. In Cina emergono i limiti di un modello che, pur se molto diverso da quello dominante nei paesi capitalistici occidentali nell’ultimo trentennio, ha in comune il contenimento dei salari e la carenza dei consumi interni (pur se a livelli molto più bassi).

Quando nel 2008 si manifestò quella che fu definita “crisi globale”, veniva precisato che si faceva riferimento ai paesi sviluppati dell’Occidente, in particolare agli Usa e all’Europa; il Giappone era in stagnazione già da tempo. Nelle economie emergenti non si avvertirono problemi. Successivamente però — mentre la politica di austerità aggravava i danni — la crescita si è ridotta o annullata anche in quei paesi. Rimaneva la Cina, che con i suoi elevati volumi di crescita del PIL e del commercio con in paesi occidentali, attenuava i problemi dell’intera economia globale. Ma adesso anche in Cina è sempre più evidente la frenata dello sviluppo: si è passati dal 14% di crescita del PIL nel 2007, alle previsioni per il 2015 che sono inferiori al 5%.

La domanda da porsi è il motivo per cui l’attività economica è in tale fase di declino quando invece ci sono bisogni insoddisfatti e tanta riparazione sociale e ambientale da fare, anche nell’Occidente, che si dimostra invece incapace di soddisfare l’attuare stile di vita.

A livello globale si stima che quasi metà della popolazione mondiale – più di 3 miliardi di persone – vive con meno di 2,50 $ al giorno e la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite stima che circa 805 milioni di persone dei 7,3 miliardi di persone nel mondo, o uno su nove, sono stati affetti da malnutrizione cronica nel biennio 2012-2014.

Needs grow but not the economy

Concerns about global growth continue, fueled again by stock market volatility – from Wall Street to Europe and now Asia. Although at lower levels China’s growth is showing the classical weakness of Western capitalist countries that in the last three decades have produced wage restraint and reduced consumption.

The global crisis of 2008 referred to the developed countries of the West, particularly the US and Europe; Japan was already stagnant. Emerging economies did not appear affected. Subsequently, however – as austerity policies worsened the impact – growth was reduced or canceled even in those countries. China’s high-volume growth of GDP and trade with the West eased the problems of the entire global economy. But, now its growth is also slowing down: in 2007 GDP growth was 14% while forecasts for 2015 are for growth of less than 5%.

The puzzle is why economic activity is in decline despite unmet needs and substantial social and environmental repair required, even in the West which seems no longer capable of sustaining its living standards.

Globally it is estimated that almost half the world’s population – more than 3 billion people – live on less than $ 2.50 a day and the Food and Agriculture Organization of the United Nations estimated that about 805 million people of the 7.3 billion people worldwide, or one in nine, suffered chronic malnutrition during 2012-2014.