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Simona – Page 5 – Filef Australia
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EDITORIALE NUOVOPAESE – luglio

Magna Carta, non Carte blanche

Il 15 giugno 1215 a Runnymede, un prato a poco più di 20 km da Londra, il Re Giovanni (secondo la leggenda era il Re di Robin Hood e fratello cattivo di Riccardo Cuor di Leone) fu costretto dai baroni di Inghilterra – la élite feudale del tempo – a concedere la Magna Carta.
In realtà la “Grande” Carta, concedeva ai ribelli baroni e alla Chiesa alcune libertà e privilegi e non l’affermazione dei diritti fondamentali di tutti i cittadini.
Incredibile per quei tempi, la Carta segnava la fine del potere assoluto del Re. Non avrebbe più potuto eliminare i suoi avversari né con le consuete accuse di tradimento, né rovinandoli economicamente. Era inoltre prevista un’Alta Corte di Giustizia che aveva il potere di incriminare il Re se non avesse osservato questi obblighi. Però, siccome quel testo, scritto in latino, riconosceva alcune libertà, quei principi sono considerati l’origine del “rule of law”, a cominciare dall’habeas corpus, e punto di partenza del costituzionalismo inglese.
Nessun uomo libero avrebbe potuto essere arrestato o giudicato se non da un Tribunale di suoi pari; e nessuna tassa avrebbe potuto essere deliberata se non con l’approvazione di uno speciale Consiglio, composto da nobili ed ecclesiastici.
Sono principi che hanno avuto risonanza in tutto il mondo nelle lotte delle masse contro il potere assoluto e contro la legge del più forte.
Oggi a 800 anni dalla Magna Carta invece di ribadire i suoi principi si emanano leggi sempre più autoritarie giustificandole come lotta al terrorrismo e per il commercio senza regole.
In effetti sono leggi che rendeno il cittadiono economicamente sempre più indifeso nei confronti del potere della finanza globale, un esempio è quello del popolo greco oggi.
In Australia, il governo di Tony Abbott, vuole avere il potere di espellere cittadini che considera terroristi, senza nessuno processo legale – una posizione espressa senza alcuna ironia dal suo rappresentante Steve Ciobo sul programma Q&A  di lunedi 22 giguno.
C’e più da temere Ciobo, e il suo sentimento autoritario, che il giovane musulmano disadattato, presente nel pubblico, che è stato sottoposto a tante critiche.

Magna Carta, not Carte blanche

On June 15, 1215 in a field at Runnymede, just over 20 km from London, King John (the evil brother of Richard the Lionheart in the Robin Hood legend) was forced by England’s barons – the elite of the feudal time – to grant the Magna Carta.
In reality the “Great Charter”, granted rebel barons and the Church liberties and privileges and was not the affirmation of fundamental rights for all citizens.
Amazing for its time, the Charter signaled the end of the king’s absolute power as he could no longer eliminate his opponents with the usual accusations of treason or ruin them economically, and it provided for a High Court with the power to impeach the King if he failed those obligations.
However, the text, written in Latin, recognized some freedoms whose principles are considered the origin of the “rule of law”, beginning with habeas corpus and the evolution of English constitutionalism.
No free man could be arrested or judged except by a court of his peers and no tax could be imposed without approval of a special committee of nobles and clergy.
These principles resonated with people across the world struggling against absolute power and against the law of the strongest.
Today, 800 years after the Magna Carta instead of reiterating its principles authoritarian laws are increasingly passed under the justification of fighting terrorrism or promoting free trade.
But, in effect they increasingly render citizens economically defenseless against the power of global finance, of which the  Greek people’s situation is an example.
In Australia, Tony Abbott’s Government, wants the power to expel citizens it considers terrorists, without any legal process – a view expressed in ignorance of its inherent irony by a key government frontbencher Steve Ciobo, on the ABC’s Q&A program on Monday 22 June.
However, there is more to fear from Ciobo’s authoritarian sentiment than from the misled young Muslim in the audience, who has attracted much criticism.

 

 

LA FILEF DI SYDNEY


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UN’ASSOCIAZIONE ITALIANA UNICA NEL PANORAMA ITALO AUSTRALIANO

La Filef Sydney fa parte della rete Filef nel mondo, che comprende oltre 300 sedi e ha il suo punto di riferimento centrale a Roma. La Filef fu fondata nel 1967 da Carlo Levi per difendere e sostenere i Lavoratori Italiani Emigrati e le loro Famiglie nei paesi in cui si insediavanoispirando la loro organizzazione autonoma negli stessi paesi di accoglienza attorno ai loro diritti e ai loro stessi problemi e interessi collettivi. I suoi principi costitutivi sono: la solidarietà, la giustizia sociale, l’equità e l’auto determinazione. Principi sempre validi perché per la Filef fanno parte dei Diritti inalienabili dell’umanità. A Sydney la Filef è presente e dal 1972 a fianco dei lavoratori italiani, a difesa dei diritti umani per tutti gli uomini e le donne del mondo.

Cosa fa la Filef a Sydney di questi tempi?                                                                  

Superato il periodo difficile dell’integrazione per i nostri connazionali, abbiamo concentrato le attività sul mantenimento e la promozione della lingua e della cultura italiana, la solidarietà verso gruppi etnici oppressi e discriminati, a cominciare dagli aborigeni e dai richiedenti asilo, la difesa dell’ambiente e la sensibilizzazione politica e sociale in genere.

Siamo un movimento di opinione di base e appoggiamo quelle forze politiche e della società civile che condividono i nostri valori. Siamo vicini agli aborigeni di cui condividiamo le battaglie da circa trenta anni. Reclamiamo il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, che assistiamo concretamente collaborando con l’Associazione sorella Valerio Daniel De Simoni.

Dalla nostra area provengono i due rappresentanti nel parlamento italiano, il deputato Marco Fedi e il senatore Francesco Giacobbe. Abbiamo buoni rapporti con i laburisti ( Anthony Albanese è un nostro simpatizzante dagli anni ’80 ) e con i Verdi ( l’attuale sindaco di Leichhardt Rochelle Porteous è nostra sostenitrice). Il nostro archivio storico digitalizzato e tra poco accessibile a tutti online presso www.filefaustralia.org è conservato nella Biblioteca di Leichhardt e in quella statale. Collaboriamo con altre associazioni etniche con finalità simili alle nostre, come Migrante, attiva nel supporto dei lavoratori emigrati filippini nel mondo.

Nostri iscritti o sostenitori sono presenti nel mondo accademico e dei media, dell’arte e dello spettacolo, negli enti culturali italiani e nelle istituzioni. Pubblichiamo tramite la Filef di Adelaide il mensile bilingue Nuovo Paese, arrivato al 43° anno.

Progetti in corso di attuazione

Quest’anno, visto il successo e il numero di adesioni dell’anno scorso, organizzeremo un altro concorso-festival di cortometraggi, ancora in collaborazione con la Sydney Film School, con il tema: “ TERRA- EARTH “.

Lo scorso anno con il tema “ IL VIAGGIO –THE JOURNEY“, il primo premio è stato assegnato dalla giuria a una coppia di cineasti rifugiati tamil dello Sri Lanka, Eelan Elanko e Subashini Ilanko con una storia dal titolo “Misinterpretation”.   Tutti i cortometraggi sono visibili nel Canale Filef del nostro sito web.

E’ nostra intenzione anche continuare con i Pomeriggi Culturali a cadenza mensile. Siamo nella fase del reperimento di persone interessate a proporre temi e a collaborare alla realizzazione delle attività. Il locale di presentazione sarà il Centro Culturale dell’Italian Forum a Leichhardt.

Sempre nel Centro Culturale dell’Italian Forum di Leichhardt si terrà la seconda edizione del Festival di cultura italo – australiana DOUBLE BELONGING festival voluto da un gruppo di organizzazioni della comunità italiana attive nel teatro, nella musica e nella cultura in genere. La Filef anche quest’anno si è offerta di sostenere tale iniziativa e fa parte del Comitato Esecutivo.

Stiamo anche portando avanti la pubblicazione di una storia della Filef di Sydney e in collaborazione conla University of Western Sydney, l’Università di Bologna e il Centro Nazionale per la Ricerca (CNR) di Padova abbiamo avviato il progetto Radici/Roots per lo studio e documentazione orale di lingue e dialetti degli emigrati italiani in Australia e della seconda generazione.

Chiunque, dopo aver letto questa informativa aggiornata al 24 marzo 2015, condividendo i nostri valori e le nostre iniziative, fosse interessato a partecipare nella elaborazione dei nostri programmi e nella loro realizzazione, è benvenuto. Per seguire le nostre attività e le nostre segnalazioni quotidiane visitate il sito: www.filefaustralia.org e la pagina FaceBook: filefsydney
Per altre informazioni e precisazioni scriveteci a: filefsydney@gmail.com

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EDITORIALE NUOVOPAESE – maggio

Problema di privilegio

Non c’è dubbio che la povertà – locale e globale – è la condizione economica che più di tutto contribuisce a creare e nutrire conflitti sociali.
Il danno dei conflitti attuali non è inferiore di quello delle due guerre mondiali che coinvolgeva per lo più l’Occidente.
Lo stesso Occidente che oggi si identifica con i propri interessi esportando invece le sue tensioni.
Considerando la crescente povertà – cifre dell’Onu puntano su circa 805 milioni di persone che erano affetti da malnutrizione cronica tra 2012-2014 – non ci dovrebbe sorprendere che i conflitti in corso sono tra le più aspre che si sono combattuti fino ad oggi e hanno distrutto molti Stati funzionanti.
Per esempio, a prescindere dal fatto se la loro dirigenza piacesse o non piacesse all’Occidente, la Yugoslavia, l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e la Siria erano molto più funzionanti che dopo del ‘regime change’ provocato dall’Occidente.
Durante il 2012, secondo il Centro di ricerca sull’epidemiologia dei disastri (CRED) più di 172 milioni di persone sono state colpite dal conflitto in tutto il mondo.
La democrazia di cui l’Occidente si vanta nasconde i propri limiti e la povertà e ormai epocale – basta soltanto considerare che secondo sempre l’Onu circa 16,7 milioni cercano reinsediamento fuori da zone di guerra o povertà cronica.
E’ chiaro che la povertà di oggi non è più localizzata e che la causa non si spiega soltanto come mancanza di uguaglianza.
Il problema di oggi è lo stato privilegiato dei potenti – individui, corporazioni e Stati – che pesa su tutto e su tutti.
La guerra dei privileggiati non ha e non ha avuto confini e la risposta sta nel come coinvolgere loro nel destino dell’umanità.

 

The problem of privilege

There is no doubt that poverty – local and global – is the economic condition that most of all creates and nurtures social conflicts.
The damage from today’s conflicts is no less than that from the two world wars mainly of the West which today is united in its interest and exports its tensions.
Considering rising poverty – UN figures point of approximately 805 million people who suffered chronic malnutrition between 2012-2014 – it should not surprise that the current conflicts are among the fiercest fought and that they have destroyed many functioning States.
For example, regardless of whether their leadership was liked or not nations like Yugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libya and Syria were much more functional than after the ‘regime change’ caused by the West. During 2012, according to the Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED), more than 172 million people have been affected by conflict around the world.
The democracy the West boasts of hides its limits including epochal poverty; according to the UN about 16.7 million seek resettlement from war or chronic poverty. It is clear that poverty today is no longer localized and its cause cannot be explained only as a lack of equality.
The problem is the privileged position of the powerful – individuals, corporations and states – that weighs on everything and everyone.
The wars of the privileged did not and have no boundaries and the answer lies in how to involve the privileged in humanity’s fate.

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DOCUMENTARIO – THE REDFERN STORY

Resistance Centre in Ultimo presenta una proiezione di The Redfern Story, un documentario sul National Black Theatre, fondato nel 1971 da un piccolo gruppo di attivisti, dilettanti ma appassionati e ricchi di talento, che divenne un punto focale di attivismo fino alla sua chiusura nel 1977. The Redfern Story documenta gli sforzi compiuti attraverso il teatro per portare all’attenzione pubblica la causa della gente aborigena, come primo passo verso la conquista dei diritti alla terra e di un migliore trattamento.

Lo scrittore Ken Canning, del popolo Murri, con una lunga storia di attivismo, parleraà di cultura e di resistenza

Venerdì 22 maggio, 18.30 pm (Cena a prezzi popolari dale 18)

Resistance Centre, 22 Mountain Street, Ultimo. Ingresso $5

www.greenleft.org.au

 

The Resistance Centre in Ultimo presents a screening of The Redfern Story, a documentary about the National Black Theatre, started in 1971 by a small group of untrained, but passionate and talented activists which became a focal point for activism until it closed in 1977.            The Redfern Story documents the efforts made through theatre to bring the cause of indigenous people to public notice, as a first step towards gaining land rights and better treatment.

Writer Ken Canning, of the Murri people, with a long history odf activism, will talk of culture and resistance.

Friday 22 May, 6.30 pm (Affordable meal from 6pm)

Resistance Centre, 22 Mountain Street, Ultimo. $5 entry

www.greenleft.org.au

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MOCAMBO JAM

” Legendary Italian crooner Paolo Conte’s idiosyncratic compositions are beautifully rendered by Mocambo Jam. The Sydney-based trio of Italian-born musicians – Danilo Sidari, vocals, Mauro Colombis, piano, Carlo Grana, guitar – effortlessly manages to breathe new life into Conte’s timeless classics such as 60’s anthem “Azzurro” and 1981 uptempo masterpiece “Via Con Me (It’s Wonderful)”. Sidari’s gruff and understated approach is perfectly complemented by the musical prowess of Colombis and Grana. If you like Italian vintage red wine and dream in black and white, then you can’t afford to miss Mocambo Jam’s Australian performances.”
Marco Lucchi – Italian – SBS Radio

https://www.stickytickets.com.au/25779/mocambo_jam.aspx

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THE FREEDOM RIDE

In 1965, a group of Sydney University students went on a bus trip through NSW to expose racism against Aboriginal people. Their action drew national and international attention to Australia’s version of Apartheid.

Our powerful play THE FREEDOM RIDE celebrates the 50 year anniversary of that legendary campaign which Aboriginal leader and activist Charles Perkins called ” a turning point in race relations in Australia’.

Theatre is a wonderful tool to raise awareness, to shed light on complex issues and bring them closer to both mind and heart. The historical Australian Freedom Ride is a story of shared activism by Aboriginal and non-Aboriginal campaigners against racism. Our play taps right into the spirit of the revolutionary sixties. It brings into focus what this historic event achieved, and inspires debate on the struggle against racism now.

Join the adventure: The play is interactive. This participation is fun and a great way to get everyone immersed in the story. Volunteers carry a card with instructions (some text, some action). Their scenes are always together with our cast. The rest of the audience is also encouraged to engage at certain points in the play, and will be instructed just before the show starts.

And so our team of actors, together with the audience and its special volunteers, will re-enact pivotal events and bring to life the people who were there. We look at the tools of the global peace movement: non-violent direct action, as initiated by Mahatma Ghandi and Martin Luther King. And we are left with some nagging questions: Does the reality lived by Aboriginal people today correspond with their rights won then, and since then? What has become of indigenous empowerment 50 years on?

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SERATA COMMEMORATIVA


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Cari amici e sostenitori,

Per celebrare il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo, la FILEF dedica una serata al suo fondatore Carlo Levi (1902-1975) medico pittore scrittore attivista antifascista, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario della morte.

La serata include la proiezione del film di Francesco Rosi “Cristo si è fermato a Eboli”, con Gian Maria Volonté e Lea Massari, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Carlo Levi. Un medico pittore, condannato al confino dalla dittatura fascista, arriva a Eboli, un paesetto del meridione dimenticato da tutti, Cristo compreso. Il film e’ in italiano, senza sottotitoli.

 Venerdì 24 aprile, ore 18.00 per inizio alle 18.30

Italian Forum Cultural Centre (Leichhardt), Conference Room

Ingresso libero/Donazioni libere

Sara’ offerto rinfresco

 

RSVP filefsydney@gmail.com Vi preghiamo di passare l’informazione ad amici e conoscenti.

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ANTaR TAKE ACTION

WA COMMUNITY CLOSURES

Dear supporter,
 
It is distressing that remote communities in WA are being targeted by the WA Government for closure – a reckless and harmful policy brought on by the withdrawal of Federal Government funding for essential municipal services.

 Again we find Aboriginal communities facing dispossession of their land and culture by Australian governments. 

Take action now!

ANTaR believes in a fairer society that supports and promotes justice, rights and respect for First Peoples in Australia and we appreciate that you do too.

Closing down remote Aboriginal communities in Western Australia is out of step with that vision so we’re asking you to stand with us in opposing it.
 
Imminent Disaster
 
Premier Barnett himself acknowledged that closing communities would:

“…cause great distress to Aboriginal people who will move, it will cause issues in regional towns as Aboriginal people move into them.”

Professor Patrick Dodson, Yawuru man from the Kimberley, said closing down communities would:

“…be disastrous, increasing access to drugs and alcohol and exacerbating social tensions, which would flow on to antisocial behaviour and incarceration. The immediate consequences would be to create an internal refugee problem for the indigenous people.”

He also said that breaking people’s connection to land:

“…would threaten the survival of Aboriginal knowledge and culture, because in towns people were restricted from camping, lighting fires, hunting and fishing.”

I’m sure you’ll agree that we can’t let this stand. 

Take action by writing to the Federal Minister for Indigenous Affairs, Premier of WA, and relevant WA Ministers. 

In solidarity, 

Andrew Meehan (and the team at ANTaR)
National Director 

PS We could not find any examples of government decisions to refuse to fund essential municipal services for non-Indigenous communities, including small communities in remote areas in WA.

FIEI

FEDERAZIONE ITALIANA EMIGRAZIONE IMMIGRAZIONE Visita il sito http://www.fiei.org/ per accedere alla rete Fiei sul web

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MEMORIAL CEREMONY

APPIN MASSACRE MEMORIAL CEREMONY Sunday 19 April 2015

This is an annual event to remember the Aboriginal people of the Dharawal language group who were killed in the Massacre of 17 April 1816.

 

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EDITORIALE NUOVOPAESE – marzo

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REALITY NEWS

La foto sulla copertina di questo numero di NP è stata trasmessa in Australia il 21 gennaio dal programma umoristico della televisione inglese, Adam Hills: The Last Leg.

Se l’immagine è vera conferma il preoccupante rischio delle notizie ufficiali, costruite e diffuse con lo scopo di influenzare l’opinione pubblica nel mondo.

L’immagine – potente – che il mondo ha conosciuto era dei leaders dei governi principali dell’Europa occidentale, abbraciati in solidarietà alla testa della protesta contro l’orrore che è sucesso a Charlie Hebdo.

Invece la foto trasmessa dal The Last Leg, se è reale, rivela una realtà diversa. I leaders non erano alla testa della imponente protesta di milioni di persone a Parigi ma in una via isolata per facilitare il foto shoot.

Niente di straordinario visto la grande tensione del momento e le legittime preoccupazioni per la sicurezza dei massimi esponenti politici.

La straordinarietà è che la diffusione di quell’immagine dai servizi di news lasciava l’interpretazione che i politici erano alla testa della protesta.

Dunque, sappiamo quello che è successo a Charlie Hebdo e quello che sta accadendo in quelle zone tormentate del medio oriente? E in più, quanto suscettibili siamo alle notizie confenzionate sullo stile della reality tv?

Le morti causate nell’Occidente dai terroristi sono insignificanti in confronto alle morti in incidenti stradali, alle morti sul posto di lavoro e alle morti da un consumismo nocivo.

E il terrore per noi non viene dal bombardamento incessante, e nemmeno dai jihadisti, ma da una vita economicamente sempre più stressante.

Questo è la realtà che i servizi di news dovrebbero raccontare invece di essere complice di notizie che assomigliano più ad una sceneggiatura hollywoodiana di grado B.

REALITY NEWS

The photo on the cover of this issue of NP was broadcast in Australia on January 21 on the ABC’s Adam Hills: The Last Leg.

If the image is true it confirms the worrying risk from official news, constructed and disseminated to influence global public opinion.

The powerful image seen by the world was of key leaders of Western European governments, embracing in solidarity at the head of the protest against the horror at Charlie Hebdo.

Instead the photo from The Last Leg, if true, reveals a different reality. The leaders were not at the head of the massive protest of millions of people in Paris but in an isolated street to facilitate the photo shoot.

This is nothing extraordinary given the then great tension and legitimate security concerns for the political figures.

The extraordinary thing is that the news image broadcast led to the popular interpretation that the politicians were at the head of the protest.

Therefore, do we know what really happened at Charlie Hebdo, and what is happening in the tormented Middle East? Further, how susceptible are we to packaged news in the style of reality TV?

The deaths caused by terrorists in the West are insignificant in comparison to the deaths from road accidents, workplace deaths and deaths from harmful consumerism.

Our fear is not from incessant bombardment, or even by jihadists, but from an increasingly financially stressful life.

This is the reality that should concern news services instead of being party to news feeds that look more like the script of a B grade Hollywood movie.

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EDITORIALE NUOVOPAESE – gennaio/febbraio

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TERRORE, TERRORE DELLE MIE BRAME

Secondo una ricerca dell’istituto Ipsos per Le Monde condotto giorni dopo i tragici eventi di Charlie Hebdo, per il 53% dei francesi il paese è «in guerra» contro il terrorismo, ma alla marcia hanno provato un sentimento di «fraternità» il 59%, mentre si sono sentiti «più legati» al proprio paese l’89%. Sono sentimenti e pareri comprensibili verso il gran newmico dell’Occidente di oggi – sotto guida degli Usa – il terrorismo.

Però, tra gli altri inspiegabili fatti della tragedia francese, c’è la mancanza di qualunque figura di spicco del governo americano alla marcia (quell’enorme esercito dell’opinione pubblica a Parigi era senza il suo capo).

La risposta propagandistica dello Stato superava quella nel 27 ottobre del 2005 quando due giovani francesi di origine maliana e tunisina sono stati folgorati mentre fuggivano dalla polizia. La loro morte ha scatenato quasi tre settimane di disordini in 274 città. I rivoltosi, per lo più adolescenti disoccupati hanno causato oltre €200 milioni in danni mettendo in fiamme quasi 9000 vetture e decine di edifici, centri diurni, e scuole; gli arrestati erano circa 2900; 126 poliziotti e vigili del fuoco sono rimasti feriti, e fu una fatalità. Nei confronti di questa rivolta urbana il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy dichiarò una brutale politica di “tolleranza zero”.

Questa intolleranza degli Stati Occidentali verso le problematiche domestiche – disoccupazione e disparità sociali e economiche – è una politica molto diffusa.

Ma il vero terrore quotidiano nell’Occidente non è quello musulmano, ma quello di una crescente incapacità di sostenere un tono di vita insopportabile che crea condizione disumane e mette a rischio il pianeta.

Terror, terror on the wall

According to research, by the institute Ipsos for Le Monde conducted days after the tragic events of Charlie Hebdo, for 53% of French people the country is “at war” against terrorism, but 59 % sensed a “fraternity” and 89% felt “more connected” to their country. These are understandable Western opinions (with the US leading) against today’s main enemy – – terrorism.

However, among other unexplained facts of the French tragedy, is a lack of any prominent figure of the American government at the march (that army of public opinion in Paris was without its leader).

The French State’s propagandistic response far exceeded that of the October 2005 uprising when two French youths of Malian and Tunisian origin were electrocuted while fleeing police. Their deaths sparked nearly three weeks of riots in 274 cities, by mostly unemployed teenagers, caused more than € 200 million in damages from 9,000 cars, buildings, day care centers, and schools burnt; saw about 2900 arrests; injured 126 police officers and firefighters, and caused a fatality. Against this urban revolt Interior Minister Nicolas Sarkozy declared a brutal policy of “zero tolerance”.

This intolerance of Western States to domestic problems – unemployment and socio-economic inequality – is widespread and ignores the real daily terror in the West which is not a Muslim one but one from a growing inability to sustain living standards and lifestyles that cause inhumane conditions and threaten the planet.

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BANDO PREMIO PIETRO CONTI

IL BANDO DELLA IX° EDIZIONE DEL PREMIO PIETRO CONTI
Articolo 1
La Regione Umbria bandisce la nona edizione del Premio “Pietro Conti”, intitolato al primo Presidente della Giunta Regionale dell’Umbria, il quale si impegnò con coerenza e con passione, sia a livello regionale che nazionale, per il riconoscimento e la tutela dei diritti dei cittadini migranti.
La Regione si avvale della collaborazione della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie) per la promozione e diffusione del bando, la raccolta degli elaborati e l’organizzazione della premiazione; della collaborazione dell’ISUC (Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea) e del Museo regionale dell’Emigrazione “Pietro Conti” per la pubblicazione e diffusione del volume contenente gli elaborati premiati e segnalati e per la sua utilizzazione a fini didattici.
Articolo 2
Il premio “Pietro Conti” prevede due sezioni:
a) NARRATIVA/MEMORIALISTICA, avente ad oggetto racconti o descrizioni in forma letteraria, fatti, situazioni, stati d’animo ed esperienze di vita nel contesto migratorio, ovvero biografie, autobiografie che descrivano, con la precisione e i riferimenti dovuti, esperienze migratorie autenticamente vissute e realmente accadute.
b) STUDI E RICERCHE, aventi per oggetto l’emigrazione italiana e l’immigrazione in Italia svolti in qualsiasi università, centro di ricerca ed istruzione superiore italiana o straniera o da singoli studiosi. In questo caso, ove il lavoro fosse redatto in lingua straniera o fosse di dimensione ed ampiezza eccedenti quanto specificato dal successivo Articolo 4, il concorrente dovrà, a sua cura, inviare un estratto in lingua italiana non superiore alle 15 pagine corredato della bibliografia e di una scheda informativa sul lavoro da cui proviene.
Articolo 3
Può partecipare al premio “Pietro Conti” chiunque sia interessato sia che risieda in Italia o all’estero.
Articolo 4
Gli elaborati dovranno essere inediti, dattiloscritti in lingua italiana per un massimo di 55.000 caratteri, spazi inclusi, pena l’esclusione dalla valutazione e dovranno recare esplicitamente nell’intestazione, accanto all’eventuale titolo, la sezione alla quale intendono concorrere (a. Narrativa/Memorialistica; b. Studi e Ricerche).
Articolo 5
Gli elaborati dovranno pervenire, in triplice copia anonima e in versione Word su CD, alla Segreteria del Premio “Pietro Conti”, presso la Filef – Viale di Porta Tiburtina, n. 36 – 00185 Roma – Italia, entro e non oltre il 31 luglio 2015 accompagnati da una busta chiusa contenente le indicazioni anagrafiche e un breve curriculum personale dell’Autore. Gli elaborati non verranno restituiti agli Autori.
Articolo 6
La Giuria del Premio è composta da 7 esperti: 3 nominati dalla Regione Umbria, 2 dalla Filef e 2 dall’Isuc. L’assegnazione dei premi e la proclamazione dei vincitori avverrà con voto a maggioranza dei componenti. L’operato della Giuria è insindacabile. La Giuria, per ciascuna sezione, potrà assegnare premi ex equo. In tal caso i relativi importi saranno equamente suddivisi. Altri elaborati, che per le loro caratteristiche letterarie, di documentazione o di ricerca risultino avere un pregio significativo, potranno essere segnalati dalla Giuria per essere pubblicati insieme agli elaborati vincitori delle due sezioni del concorso.
Articolo 7
I premi ammontano complessivamente a € 5.000,00 così ripartiti: Sezione Narrativa/Memorialistica € 2.500,00 (€ 1.500 al vincitore, € 1.000 al secondo classificato); Sezione Studi e Ricerche € 2.500,00 (€ 1.500 al vincitore, € 1.000 al secondo classificato). Agli interessati verrà data comunicazione scritta. I vincitori garantiscono la loro presenza alla cerimonia di premiazione che si terrà in Umbria.
Articolo 8
La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente bando e, in particolare, la cessione dei diritti d’autore e della proprietà letteraria alla Filef, all’Isuc e alla Regione dell’Umbria, che potranno utilizzarli liberamente citandone l’autore.

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ADDIO A CLAUDIO CIANCA

Addio a Claudio Cianca, il partigiano

 

Perseguitato politico, militante antifascista, dirigente della Cgil, consigliere comunale a Roma, a lungo parlamentare del Pci. E’ stato presidente della FILEF. A settembre avrebbe compiuto 102 anni. Una vita esemplare, un’eredità impegnativa
di Giuseppe Sircana (da Rassegna.it)

È scomparso la mattina del 22 febbraio nella sua abitazione romana Claudio Cianca. Aveva 102 anni. Ne ha trascorsi dieci in carcere per aver fatto esplodere un ordigno inoffensivo nel pronao della Basilica di San Pietro. Era il 1933, aveva vent’anni e una gran voglia di rendersi utile alla causa antifascista, di compiere un gesto che richiamasse l’attenzione del mondo sull’Italia di Mussolini. Perseguitato politico, partigiano, dirigente della Cgil, consigliere comunale a Roma, protagonista di memorabili battaglie contro la speculazione fondiaria ed edilizia, a lungo parlamentare del PCI, Cianca si è raccontato in una videointervista e in un libro – Il mio viaggio fortunoso – che ho curato nel 2009 per l’Ediesse. 

Nato a Roma nel 1913, Cianca trascorre buona parte dell’infanzia in giro per l’Italia, al seguito del padre Renato, dipendente dei Lavori pubblici. Ad Avezzano il piccolo Claudio è incuriosito da alcune persone vestite in modo strano: “Erano prigionieri della Grande Guerra, austriaci e ungheresi, portati lì per rimuovere le macerie”.

A Santa Sofia di Romagna conosce il volto violento del fascismo. Per stroncare uno sciopero i fascisti organizzano una spedizione punitiva e aggrediscono lavoratori e cittadini radunati sulla piazza del paese. I carabinieri assistono senza intervenire, mentre da un balcone qualcuno urla: “Prepotenti! Delinquenti!”. Lo vanno a prendere e lo portano giù in piazza: è un handicappato sulla sedia a rotelle, ma danno lo stesso l’olio di ricino a lui e alla sorella che tenta di difenderlo. Al comizio di protesta parla il padre di Claudio, militante socialista, e i fascisti gliela fanno pagare: “Tornò a casa con la faccia tutta gonfia, con il sangue che grondava dal viso e dalle labbra”. 

Nel 1924, poco dopo il delitto Matteotti, il ritorno a Roma. Claudio è un giovane spavaldo che non nasconde il suo antifascismo. Si va a cacciare in situazioni difficili, ma riesce sempre a cavarsela da solo. Scopre l’anarchia dopo che un ciabattino gli ha fatto leggere Il Caffè di Malatesta: “Mi colpì l’affermazione di Bakunin secondo cui la libertà senza socialismo è privilegio, ingiustizia e il socialismo senza libertà è schiavitù, tirannia”. A orientare le tue scelte concorre l’ambiente familiare: suo zio Alberto è direttore de Il Mondo, voce dell’opposizione liberaldemocratica raccolta intorno a Giovanni Amendola. 

Nell’ottobre 1926 Claudio è testimone dell’irruzione dei fascisti in casa dello zio: gli squadristi non lo trovano (è nascosto in terrazzo) e allora sfogano la loro rabbia colpendo con le loro mazze i mobili, gli specchi, i quadri e buttando tutto giù nella piazzetta, dove una piccola folla applaude all’impresa.

Nel 1933 Cianca mette a frutto la sua perizia di elettrotecnico per confezionare una bomba inoffensiva: “Era un atto dimostrativo, un grido di libertà”. Lo condannano a 17 anni, ma ne sconta solo 10 grazie alla caduta del fascismo. Tra i prigionieri politici è l’ultimo a uscire, il 9 settembre 1943, all’indomani dell’annuncio dell’armistizio. Dopo un viaggio avventuroso, che ricorda il film Tutti a casa, riabbraccia i famigliari, ma è di nuovo costretto a nascondersi. Aderisce al Pci e partecipa alla Resistenza romana. 

Il 4 giugno 1944, mentre i romani sono in strada a festeggiare la sospirata liberazione della città, Cianca con un gruppo di compagni armati occupa la sede dei sindacati fascisti: sarà la sede della ricostituita Camera del lavoro di Roma, di cui diviene autorevole dirigente. Ma è soprattutto leader, prima romano e poi nazionale, degli edili che lo accolgono con grande calore quando va a tenere i “comizi volanti” nei cantieri: “Mi facevano sedere in mezzo a loro, sui mucchi di mattoni: io li mettevo al corrente della preparazione degli scioperi, delle trattative per i contratti e ascoltavo i loro problemi. Poi parlavo con l’altoparlante montato sulla macchina. Qualche volta i capi cantiere chiamavano la polizia, allora anche gli operai che magari sarebbero restati sulle impalcature, scendevano e partecipavano al comizio”. 

La sua gioventù l’ha bruciata in carcere, ma si è sempre considerato un uomo fortunato: “Se non mi avessero messo dentro forse sarei morto in qualche fronte di guerra”. E come momento più bello della sua lunga e intensa vita pubblica ricordava il Congresso della Cgil, nel 1945 a Napoli: “fu una cosa davvero commovente, perché ci sentivamo lavoratori consapevoli della propria forza, non più sudditi ma cittadini che partecipavano alla costruzione di una democrazia”. Una vita esemplare, un’eredità impegnativa.

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GIORNATA DELLA DONNA


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NATIONAL ITALIAN AUSTRALIAN WOMEN’S ASSOCIATION

Sabato 7 marzo – alle ore 14:00

Invito Conferenza

Roma-Sydney andata e ritorno – Antologia di una vita

Five Dock Club, 66 Great North Road, Five Dock

 

Cari amici della Niawa,

L’Associazione Nazionale Donne Italo-Australiane, sabato 7 marzo celebra la Giornata Internazionale della Donna con la conferenza:“Roma-Sydney andata e ritorno- Antologia di una vita”. Ospite d’onore sara’ la prof.ssa Vittoria Pasquini, nella sua veste di presidente dell’Associazione no profit Valerio Daniel De Simoni, creata in memoria del suo amato figlio Valerio, morto in seguito a un incidente in Malawi mentre, con due amici, compiva un viaggio attraverso tre continenti, che avrebbe dovuto battere il primato mondiale di percorrenza su strada con veicoli Quad, raccogliere $100.000 per due villaggi africani e diffondere il messaggio ambientalista. Riporto qui alcune parole di Vittoria durante la cerimonia per celebrare la vita della sua splendida creatura:

“I napoletani dicono che per una madre il figlio è “nu piezze e’ core”.Da quando Valerio è morto un pezzo del mio cuore se ne è andato per sempre. So che se Valerio fosse stato nella mia situazione oggi, avrebbe pianto, si sarebbe disperato ed avrebbe espresso profonde emozioni. Ma poi, dopo un po’ si sarebbe tirato su, avrebbe trasformato il suo dolore in “Grande Azione” e dalla propria sofferenza avrebbe creato qualcosa di buono per se stesso e per gli altri. Questo è quello che voglio fare appena mi sarà possibile. Voglio creare un’Associazione no profit ed environmentally friendly per aiutare giovani che hanno bisogno di aiuto. Fare qualcosa per gli altri mi aiuterà, mi farà sentire vicina a mio figlio ed a quello che voleva fare, permetterà alle persone che amavano Valerio di ricordarlo e di fare qualcosa in sua memoria.

L’Associazione no profit Valerio Daniel De Simoni (http://www.valeriodesimoni.org ) e’ una realta’: offre assistenza a giovani rifugiati in detenzione e in comunita’, a giovani aborigeni in area metropolitana, fornisce prodotti del suo orto biologico a senzatetto e a giovani ragazze madri.

Vittoria ha anche creato un’associazione gemella a Roma che offre laboratori didattici a ragazzi con sindrome Down e ha creato nella periferia romana due orti biologici nelle case famiglia per minori richiedenti asilo.

Quella di Vittoria e’ la storia di una donna a 360 gradi, consapevole del proprio ruolo nella societa’. E’ la storia di una madre orgogliosa di un figlio che, nella sua breve esistenza, ha lasciato un’eredita’ morale che e’ e rimarra’ per sempre fonte di ispirazione ed esempio per molte generazioni a venire. Valerio ha lasciato due diari: “Real Love…for the Changing World e “Diari di viaggio/Travel Journals”, entrambi pubblicati in Italia, in italiano e in inglese. Da questi diari emerge una sensibilita’ fuori dal comune. Scopriamo un giovane poeta, un romantico, che tuttavia riusciva a guardare con occhio lucido e a sdegnarsi di fronte alle ingiustizie sociali, non solo con le parole, ma con i fatti.

Sara’ sicuramente un pomeriggio interessante e stimolante, che si concludera’ con un rinfresco e con tanta convivialita’. Vi aspettiamo numerosissimi. Non mancate!

NATIONAL ITALIAN AUSTRALIAN WOMEN’S ASSOCIATION (NSW Branch)

PO Box 955 – Leichhardt   NSW 2040   EMAIL   info@niawa.org